Piante convolvulacee (Targioni-Tozzetti, Cenni)

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Piante Solanacee
Targioni-Tozzetti, Antonio, Cenni storici, 1853
Piante composte o singenesie

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§. IV. Delle piante convolvulacee.


Ora passando ad altra famiglia di piante, credo opportuno il tornare piii estesamente a dire di quella radice tuberosa farinacea poco fa nominata in proposito delle patate, originaria delle Indie orientali, egualmente che dell'America, la quale per una certa analogia di nome chiamandosi Baiala,è stata sbagliata e confusa colla Palala. Le batate appartengono alla famiglia delle convolvulacee, e sono dai botanici conosciute col nome di Convolvulus o Ipomaea Batatas, e sono perciò ben diverse dalle patate, che come ho di giàavvertito, appartengono alla famiglia delle solanacee.

Non furono conosciute le batate dagli antichi, sebbene potessero averle dalle Indie orientali, dove le trovarono il Rumphio in Amboina, il Rheede nel Malabar, il Loureiro nella Gochincina. Pare adunque che in Europa fossero fatte conoscere dagli Spagnoli, dopo la scoperta dell'America, poichè il primo scrittore che ne abbia parlato fu il Pigafetta nel 1519, come giàdi sopra ho avvertito, dicendo delle patate o pomi di terra. Dopo Don Pietro Martire detto Angelerio, dello stato milanese, il quale mori nel 1526, dice nella sua storia delle Indie occi-


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dentali (1) di aver trovalo uel Messico le batatas che cbiararaente descrivc. Poi quasi contemporaneamente o poco dopo, le ricordò come trovale nella stessa provincia d'America, Gonzalo Ferdinando de Oviedo, quando, dopo tornato dall'America meridionale, stampò nel 1526 a Toledo la sua istoria delle Indie (2). Furono quindi coltivate a Malaga, da dove vennero sparse in varj luoghi d'Europa ; ed il Glusio (3) dice di aver comprato fresche queste radici a Londra, per portarle a Vienna, sul principiare dell'anno 1581. In Toscana vi furono fatte venire da Ferdinando II, che le fece piantare nel giardino dei Semplici ed in quello di Boboli, come si rileva da Gio. Targioni-Tozzetti mio avo (i) ; su di che sbaglia il P. A. Montelatici confondendo queste radici coi tuberi delle patate (5). Tuttavia non ne fu estesa e generalizzata la loro coltivazione gran cosa, per la difficoltàdi riprodurle e conservarle, attribuendo ciò alla rigidezza del nostro clima, come lo dicono Ottaviano Targioni-Tozzetti mio padre (6) e Filippo Gallizioli (7). Difatti in varj tempi furono oggetto di coltivazione raccomandata, ma senza gran buono effetto. In Lombardia nel 1732 vi fu tentata questa coltivazione per pochi anni dal cavalior Gastiglioni (8), od a Roma sappiamo che nell’anno 1768 vi furono coltivate nell'orto Valicano-Indico, dal Gilli e Xuarezf, i quali ne dettero una descrizione (9). Anche succes-

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(1) V. Rarausio delle navigaz. e deilviaggi, T. 3, p. 23.

(2) Histor. gerier. e naiur. rie las Indias. Toledo 1526, P. 1, L. 7, c. 4. — V. Ramusio della naviga/, e viaggi, T. 3, p. 111.

(3) Hist. Rar. plant. L. 7, p. 77.

(4) Prodromo della Corografia eTopogr-ifla della Toscana, p. 121.

(5) V. Zanon. Lellere della agricoli, corantierc. T. 7, p. 187.

(6) Isliluz. botan. edizione terza, T. 2, p. 128.

(7) Eleni, botan. agrar. T. 3, p. 202.

(8) V. Alti del Congr. di Torino, pag. 261.

(9) V. collez, di quanto siè scrillo sulle pitale, Napoli 1803, pag. 163.


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sivamente io varie epoche furono riprodotte come una importante cultura, ma non si seppero custodire nè propagare, e se ne andarono dimenticale, finchè il benemerito Marchese Cosimo Ridolfi non insegnò col fatto, il modo di poterle non solamente coltivare, ma anche conservare (1), nel che stava la maggiore difficoltà.

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(1) V. Continuaz. degli Atti dei Georgof. T. 18, p. 47. - T. I8, p. 38. T. 19, p. 63.