Préface (Targioni-Tozzetti, Cenni)
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Multa ignoramus quae non laterent, si veterum lectio nobis esset familiaris. Macrob., Saturn. L.6, c.9.
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Pregato da un mio rispettabile amico, di supplirlo per la lettura di turno che gli incombeva fare all'Accademia dei Georgofili, improntai sopra alcuni appunti e ricordi che avevo, ciò che forma il primo articolo di questo mio libercolo, e che è relativo all'introduzione fra noi Toscani delle piante graminacee o culmifere ; articolo che lessi all'adunanza della detta Accademia nel di 1.° Giugno 1851. Gradita questa lettura dalla benevolenza degli accademici e del pubblico, fui incoraggiato contro ogni mia espettativa a continovare il mio lavoro per altre piante (1). Quindi è che in alcune successive adunanze della ridetta Accademia, continovai ad intervalli la lettura di vari altri articoli fino al VI inclusive, a seguito del primo, e che tutti furono stampati negli Atti di quella Accademia (2).
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(1) Ved. Rapporto del Segretario dell'Accademia dei Georgofili ec., negli Atti di detta Accademia, T. 29, pag. 442.
(2) Queste letture furono fatte nel 6 Luglio, e 7 Settembre 1851, 7 Marzo 1852, e pubblicate negli Atti dell'Accademia del Georgofili, T. 29, pag. 337, 365 ; T. 30, pag. 49.
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Ma veduto che il lavoro incominciato, presentava una maggiore estensione nel suo sviluppo, tralasciai di farne soggetto di lettura ai Georgofili, per timore di non andare troppo in lungo e di stancare la sofferenza degli ascoltanti, col sempre parlare di un medesimo soggetto.
Perlochè pensai invece di seguitare a riunire le notizie, che potevo trovare relative a questo punto di storia vegetabile, ed a pubblicarle nel presente libercolo.
Debbo peraltro avvertire che in questo mio lavoro, non ho potuto dare un ordine rigorosamente scientifico alle materie di cui ho voluto trattare ; ma tuttavia ho procurato, quando le circostanze me lo hanno permesso, di riunire le piante, di cui mi è occorso far parola, capitolo per capitolo con un certo ravvicinamento per famiglie naturali ; e qualche altra volta piuttosto le ho raccozzate a seconda degli usi per i quali più specialmente esse si ricercano, o si coltivano.
Delle spontanee al nostro suolo italiano, non ho detto che brevemente di quelle poche soltanto, che meritavano una più particolare attenzione, relativamente alla loro perfezionata e migliorata razza e cultura ; le altre le ho trascurate, perchè generalmente parlando non fanno oggetto di speciale coltivazione, o se lo fanno, non ci presentano nulla che sia degno di essere commemorato per qualche specialità.
Le piante erbacee destinate propriamente alla coltura dei campi, quelle da ortaggio, le applicabili agli usi delle arti, che dirò tecniche ; quindi
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gli alberi fruttiferi, gli agrumi, gli alberi da ornamento, e finalmente alcune piante da fiori per abbellimento dei giardini, mi sono sembrate quelle che più meritassero di essere illustrate, perciò che riguarda la storia della loro introduzione nelle nostre campagne e nei nostri giardini.
Le notizie relative che ho potuto trovare, sono estratte da non pochi libri antichi e moderni di classici autori di agricoltura e di botanica, ma ben anche da altri di inferiore merito, e di taluni dei quali forse si potrebbe eziandio dire, essere rancidumi. Ma fra i libri antichi o moderni, mediocrissimi se si vuole, pur tuttavia può trovarsi sempre qualche notizia che faccia comodo ; giacchè come scrisse Plinio giuniore (1) nullus liber tam malus est, qui non aliqua parte prosit, come difatti è avvenuto a me per questo lavoro. Ma poi oltre i libri a stampa, ho avuto luogo di raccogliere in molti casi ciò che poteva dare un qualche schiarimento per questi miei cenni storici, da alcuni pregevoli manoscritti inediti. Tali sono più specificamente il Liber de simplicibus Benedicti Rinii medici ac philosophi veneti del 1415, con figure assai ben disegnate e colorite ; e l'altro del secolo XVI intitolato : Erbario o storia delle piante, scritto in lingua italiano-veneta da Piero Antonio Michiél Patrizio veneto, stato illustrato da Giovanni Marsili professore a Padova, i quali due MSS. si trovano nella biblioteca di S. Marco a Venezia, ed ambedue da me consultati nell'Agosto del 1852. Altri due manoscritti (che son nella mia biblioteca)
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(1) Epistolar. L. 2.
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del padre Agostino del Riccio frate di S. Maria Novella di Firenze, dei quali uno intitolato Agricoltura teorica in un volume, e l'altro Agricoltura sperimentale in 2 volumi, scritti fra il 1595 e 1596 (1), mi hanno fornito molte notizie per ciò che riguarda le cose di Toscana. Oltre a questo ho ricavato anche moltissimo dai manoscritti di Piero Antonio Micheli fiorentino, insigne botanico fra il secolo XVII e XVIII (2).
E questi manoscritti Micheliani portano per titolo : 1.° Rariorum plantarum historia, in 6 volumi, dove trattasi anche della varietà di tante frutte d'ogni genere, coltivate nell'agro fiorentino ; 2.° Lista di tutte le frutte che giorno per giorno dentro l'anno son poste sulla mensa del Serenissimo Granduca di Toscana in un volume ; 3.° Descrizione e figura delle olive coltivate nell'agro fiorentino in un volume. Altri MSS. del mio avo Giovanni Targioni-Tozzetti in schede e miscellanee che ho presso di me, e la sua insigne opera intitolata Selva di notizie sull'origine e progressi delle scienze fisiche in Toscana, in XVII volumi, e di cui ora è stato per munificenza sovrana pubblicato un estratto nel 1852, col titolo di Notizie sulla storia delle scienze fisiche in Toscana, cavate da un manoscritto inedito di Giovanni Targioni-Tozzetti ; non meno che altri ma-
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(1) Vedi intorno a questo religioso quanto ne dice Giovanni Targioni-Tozzetti nella prefazione al Catalogus plant. hort. Caesar. Fiorentini di Pietro Antonio Micheli, pag.XXX. Idem. Notizie sulla storia delle scienze fisiche in Toscana ec. Firenze 1832, pag. 280.
(2) Vedasi l’Elogio di Pietro Antonio Micheli ec. Scritto da Antonio Cocchi. Firenze 1737.
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noscritti di miscellanee, note e cataloghi di piante, e schede di appunti a vegetabili spettanti, di vari autori dei due ultimi decorsi secoli, che ho del pari presso di me, ed anche altri manoscritti nelle nostre pubbliche biblioteche, mi hanno potuto molto soccorrere in queste mie ricerche. Ma se coll'aiuto di tutte queste opere edite ed inedite mi è riuscito, alla meglio che la mia capacità lo permetteva, rintracciare la storia di non poche piante fin dall'antico tempo o dagli ultimi decorsi secoli conosciute, non cosi facile è stato il tener dietro alla innumerevole e sgomentante quantità di vegetabili di ogni genere che oggi giorno si importano in Europa, e fra noi pure, per arricchirne i giardini dei dilettanti di Flora, da trovarmi impossibilitato a registrarli. Quindi di questi, che dall'altro canto non potrebbero dar luogo che alla semplice compilazione di una nota di nomi col numero dell'anno in cui sono stati introdotti nella nostra orticultura, ho creduto meglio tralasciare di farne parola, essendomi limitato ad indicare le opere a stampa più confacenti all'uopo, nelle quali per uso degli amatori fioristi, si dà conto delle piante in questione. In dette opere, per la maggior parte dei casi si potranno ritrovare le desiderate notizie, da chi bramasse schiarire questo punto di storia vegetabile. Per la qual cosa voglio che i miei lettori abbiano ben presente, che io non ho preteso in questo mio scritto di dare altro che alcuni semplici cenni, e non una storia completa dell’introduzione di tutte le piante conosciute, che a tanto non mi sarebbe dato l'animo, e solamente ho cercato per comodo dei curiosi, di riunire insieme ciò
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che su tal proposito si trova sparso quà e là in molte opere, talune delle quali per essere MSS. non sono facili a potersi consultare sempre, nè da tutti.
E queste opere via via ho avuto cura di citare in appoggio a quanto ho detto, ed anche per norma di chi con più fondamento volesse applicarsi a questo genere di ricerche.
Laonde prego il pubblico ad essere indulgente verso questo mio lavoro qualunque, incominciato per una casuale circostanza, continovato per l'incoraggiamento avutone, ma fatto senza pretensione a tempo avanzato, come suol dirsi, cioè a seconda che me lo permettevano le interruzioni di altre mie non poche ingerenze d'impieghi ; e perciò, ripeterò con Terenzio, facite aequaminitas vestra mihi ad scribendum augeat industriam.